L'orchidea sfortunata
Sono rinate. E stavolta ancora più numerose di due anni fa, quando nella scarpata vicina all'asfalto di una via di Borgotaro notai due esemplari di Ophrys apifera, una delle più belle orchidee del nostro Appennino. Riuscii in tempo a fare un paio di foto e a pubblicarle su facebook ingolosendo i miei amici fotografi, che il giorno dopo gli operai della manutenzione del verde passarono col decespugliatore sterminando il popolamento senza pietà (immagino e spero senza accorgersene). Lo scorso anno nessun segno di rinascita; lungo quella via scendo tutti i giorni e ho controllato per tutta la primavera. Ma adesso son tornate, e in numero maggiore; sono una decina, qualcuna isolata, le altre in un gruppetto, di colore bianco o rosino. Questo genere di orchidee ha i fiori che simulano l'addome della femmina di uno specifico insetto, cosicchè i maschi, sperando di divertirsi, si caricano di polline e lo trasportano su altri fiori, favorendo la diffuzione della specie; ogni specie ha il proprio insetto. Solo che questa Ophrys in particolare è stata sfortunatissima, perchè il suo specifico insetto impollinatore si è estinto, e quindi si è evoluta decidendo di autoimpollinarsi. Insomma, nonostante lo sterminio di due anni fa, proprio la specie di orchidea più sfortunata ha deciso che comunque questo era il suo posto. E forse questo gruppetto di apifere si è evoluto anche nello specifico microambiente, decidendo di fiorire qualche settimana dopo il passaggio dell'uomo e non, come due anni fa, il giorno prima...