La Pinguicula: una pianta carnivora nel nostro Appennino
Ebbene si, esistono anche le piante carnivore, ed esistono pure da noi. Minuscole piante che, vivendo in condizioni impossibili per la maggior parte dei vegetali, hanno “deciso” di cambiare strategia. Le torbiere, perennemente allagate, asfittiche e acide, sono carenti di azoto, minerale indispensabile per la crescita delle piante e la formazione della proteine. Ma l’incredibile fascino dell’evoluzione delle specie, inteso come adattamento a determinate condizioni stazionali, ha portato alla possibilità di ottenere azoto “mangiando” gli animali, come fanno i carnivori. Foglie lucide e brillanti di finta rugiada per attirare insetti assetati, che imprigionano la preda attraverso enzimi collosi e poi la digeriscono con altri enzimi digestivi. Piante che fanno fotosintesi (altrimenti che piante sarebbero?), ma che parte dei minerali non le assimilano dal terreno, ma in un modo decisamente più cruento.
La zona del Penna e dell’Aiona è ricca di torbiere dove vive la Pinguicula vulgaris; piantina difficile da notare, ci vuole l’occhio allenato; quando è in fiore, come a giugno, si vede più facilmente. Ma è sconsolante vedere che questi habitat rischiano l’estinzione a causa dei cinghiali, che riducono le pozze a fangosi campi arati. Sarebbe opportuno che in certe zone, magari all’interno di Parchi o di SIC, qualcuno provvedesse alla recinzione con steccati in legno delle torbiere, per proteggere una delle piante più spettacolari della nostra flora. A meno che le Pinguicole cambino dieta e, invece che insetti...